Le fonti proteiche di origine animale nelle loro diverse forme sono uno degli ingredienti caratterizzanti e di maggior pregio dei mangimi per animali da compagnia.
Le loro caratteristiche di purezza sono un elemento che riveste grande importanza nei mangimi “dietetici” e/o mono proteici, sia dal punto di vista nutrizionale che commerciale e di etichettatura dei mangimi.
La determinazione del grado di purezza e/o dell’assenza di cross contamination da parte di altre specie animali nelle materie prime e nei prodotti finiti mono proteici è un argomento di non facile approccio sia per gli addetti ai lavori che per le autorità pubbliche adibite al controllo.
Le tecniche per stabilire l’origine di un determinata specie animale si basano sul riconoscimento del DNA tra cui la più utilizzata e la PCR (Polymerase Chain Reaction).
Le tecniche si dividono in qualitative e quantitative, ovvero una volta individuata la specie animale si può determinarne anche la sua concentrazione nel prodotto analizzato. La tecnica qualitativa è molto sensibile e con margini di errore molto bassi anche in presenza di matrici “danneggiate” termicamente (quali ad esempio le proteine animali trasformate “PAT” o i mangimi estrusi) e può arrivare ad un livello di quantificazione dello 0,1%. La tecnica quantitativa pur essendo altrettanto sensibile (limite di quantificazione dello 0,1% e limite di rilevabilità dello 0,01%) ha però lo svantaggio di avere un intervallo di confidenza del risultato che si aggira intorno al 30%. Alla luce di quanto appena detto può succedere di avere un referto analitico riportante, per esempio, specie animale “xxx” 99,9% +/- 30%, risulta chiaro che un referto di questo tipo non può garantire la certezza della purezza della materia prima e/o la “mono proteicità” del prodotto finito.
Questi sono i limiti delle metodiche adottate dalla maggior parte dei laboratori a fronte dei quali si rende necessario intraprendere azioni integrative rispetto al mero controllo analitico, le principali sono:
- Modalità di qualifica e audit presso i fornitori di materie prime di origine animale.
- Gestione delle cross contamination lungo il processo di produzione del mangime.
- Valutazione degli appetizzanti utilizzati.
- Analisi di presenza di altri fattori di sensibilizzazione (o allergizzanti)
L’esperienza maturata negli anni ha dimostrato che solo un’attenta e puntuale applicazione di tutti gli strumenti analitici e gestionali sopra elencati è in grado di garantire la produzione di un mangime “dietetico” o mono proteico adeguato alle esigenze nutrizionali e di salute degli animali a cui è destinato.
Bibliografia:
Bellagamba F., Moretti V. M., Comincino S., Valfrè F. (2001) – Identification of species in animal feedstuffs by polymerase chain reaction-restriction fragment length polymorphism analysis of mitochondrial DNA. J. Agric. Food Chem. 49 (8), 3775-3781.